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Lo sviluppo del linguaggio fra innatismi ed atipicità

Il linguaggio per Chomsky è la capacità del parlante di percepire e produrre enunciati che non ha mai udito prima. Il bambino sviluppa l’abilità di linguaggio in modo innato: si tratta di una competenza naturale e spontanea, potenzialmente presente dalla nascita. Essa si genera grazie alle nostre facoltà biologiche ma altrettanto facilmente può essere danneggiata, in modo slegato ad altre facoltà (E. Damian).


Il linguaggio cresce attraverso le stesse tappe indipendentemente dalla lingua di acquisizione: il bambino riproduce la lingua di cui riceve lo stimolo. E’ per questo motivo che i bambini di tutto il mondo sviluppano la lingua del loro paese nativo grazie ad un’attitudine cerebrale autonoma. Me essere immersi nella lingua non basta! A concorrere sono diversi fattori: il canale (visivo, uditivo, tattile), l’input (l’esposizione alla lingua), l’organo del linguaggio, il periodo critico (il lasso di tempo entro cui si sviluppa la facoltà linguistica).


Gli studi effettuati nel tempo hanno rilevato che il periodo che va da 0 a 3 anni di età è quello in cui il bambino ha la massima predisposizione ad incrementare il linguaggio e questa sua disposizione è indipendente dalla difficoltà del codice linguistico in cui è immerso. Si può quindi dire che il bambino fa meno fatica ad imparare una lingua se viene esposto a questa tra gli 0 ed i 3 anni.


Ma i primi allenamenti linguistici iniziano già intorno ai 3 mesi di vita: pianti, mugolii e sibili che poi diventano a 6 mesi combinazioni fra consonanti e vocali. A 7-8 mesi compare la lallazione e a 12 mesi il bambino comprende le prime parole ed è in grado di variare le sillabe. A 18 mesi inizia l’acquisizione linguistica vera e propria: il linguaggio decolla al ritmo di una media di una parola ogni due ore, fino all’adolescenza.


Dopo i tre anni, la predisposizione allo sviluppo del linguaggio, che è connessa alla plasticità neuronale del bambino, diminuisce gradualmente. Questo non significa che la plasticità cerebrale inizia a modificarsi: essere esposti ad una lingua richiede maggior tempo per essere appresa. Entro i 5 anni dovrebbe presentarsi una grammatica fluente, il bambino diventa un vero e proprio “genio grammaticale”!


Ma cosa accade nei bambini che presentano ipoacusie o sordità? Essi sono immersi nella lingua orale ma non ricevono in modo adeguato l’input linguistico attraverso il canale uditivo, anche se possiedono un organo del linguaggio intatto e la medesima facoltà biologica di svilupparlo. Il canale integro di ricezione dei messaggi “verbali” esterni è dunque la vista e non l’udito. Al fine di sviluppare la loro capacità di espressione occorrerà affiancare delle stimolazioni atte a potenziare l’intenzionalità comunicativa. Tali stimolazioni devono essere coerenti e scelte liberamente dai genitori secondo l’utilizzo di un metodo:

  • Metodo orale: abolisce qualsiasi uso dei segni e basa l’educazione esclusivamente sull’input acustico con il supporto di protesi e della labiolettura

  • Metodo bimodale: mantiene la struttura sintattica dell’italiano ed utilizza come supporto didattico l’italiano segnato, sfruttando dove possibile il lessico della LIS (lingua italiana dei segni)

  • Bimodalismo: oltre all’apprendimento dell’italiano vi è l’acquisizione della LIS che viene utilizzata come lingua vera e propria

Un ritardo nello sviluppo del linguaggio dei bambini ipoacusi può causare anche disturbi del comportamento, oltre che un iper investimento del canale visivo. Ciò può tradursi in un rischio di disturbi nella relazione e regolazione emotiva legati a difficoltà di fruire dei segnali vocali regolatori “a distanza”. Maggiore distraibilità, impulsività, isolamento sociale: molti processi di adattamento cognitivo ed emozionali si riorganizzano.


Per questo motivo si consiglia un intervento precoce, sia nei bambini tipici sia negli ipoacusi, volto al implementare e potenziare lo sviluppo del linguaggio. Abbinare ad una diagnosi il supporto di un programma di educazione al linguaggio a cura di un’assistente alla comunicazione e di un logopedista e l’utilizzo (in aggiunta od in alternativa) di protesi efficaci permette uno sviluppo coerente e regolare di tutti gli aspetti connessi alla nostra personalità.


Come studio cambiamenti crediamo nel potenziale e nell’accessibilità della comunicazione, oltre che nella libertà e responsabilità dei genitori di affiancare e supportare il loro bambino nel viaggio verso la piena autonomia, anche e sopratutto in caso di ostacoli. Per farlo ci avvaliamo di professionisti specializzati in questi settori: chiedici come e progettiamo al meglio il percorso più adatto alle vostre esigenze.


TESTO REDATTO IN COLLABORAZIONE, A CURA DI:

Assistente Sociale Libera Professionista ed Assistente alla Comunicazione

Valeria Schiesaro


Logopedista

Monica Oliveri

www.comunicazioneinevoluzione.org


FONTE:

“L’EMERGERE DEL LINGUAGGIO” Angelo Cangelosi e Huck Turner (2002) In A.M. Borghi & T. Iachini (a cura di), Scienze della Mente, Bologna


https://areausf.ens.it/informazioni-generali/apprendimento-e-linguaggio-nel-bambino-sordo-e-nel-bambino-udenti


https://www.slideshare.net/imartini/la-sordit-e-le-tappe-dello-sviluppo


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